Come è stata scritta?
Nella nostra epoca conosciamo il libro; ovvero il libro con pagine, nella forma oggi familiare. Ma il libro, così come lo conosciamo oggi, non era ancora in uso prima dell’epoca del Nuovo Testamento (fino a duemila anni fa), anche se questo tipo di libro (conosciuto con il nome tecnico di codex) fece la sua apparizione verso la fine dell’età apostolica (durante l’età romana) e divenne subito popolare tra i cristiani.
I libri menzionati nella Bibbia erano, invece, rotoli di papiro. In Egitto l’uso del papiro come materiale di scrittura risale al 3000 a.C. e si sa che dalla fine del XII secolo a.C. il papiro veniva esportato in grande quantità dall’Egitto alla Fenicia per lo stesso scopo. Normalmente i rotoli erano scritti solo su un lato, quello in cui le strisce correvano orizzontali e su cui era più facile scrivere. I libri più lunghi del Nuovo Testamento (che in ordine decrescente sono Vangelo di Luca, Atti degli Apostoli, Vangelo di Matteo e Vangelo di Giovanni) rappresentano il massimo di contenuto scritto che un rotolo di normali dimensioni poteva contenere. Se un rotolo superava una certa lunghezza diventava troppo scomodo. Una delle ragioni per cui le comunità cristiane adottarono così rapidamente il codice (cioè il libro con pagine), a preferenza del rotolo, dall’inizio del II secolo in poi, stava probabilmente nel fatto che il nuovo formato permetteva loro di avere più testi in un solo libro, per esempio i quattro Vangeli o la raccolta delle Epistole di Paolo e più tardi, naturalmente, il Nuovo Testamento e l’intera Bibbia.
Con il papiro, man mano che il rotolo veniva letto, con una mano lo si svolgeva e con l’altra lo si riavvolgeva. Quando il rotolo era completamente avvolto, normalmente portava incollata sul bordo una specie di etichetta con il titolo dell’opera e il nome dell’autore. Un certo numero di rotoli poteva essere conservato in un contenitore cilindrico che i Romani chiamavano capsa.
Per scrivere sul papiro o sulla pergamena si usavano penna e inchiostro. Infatti, nela terza lettera di Giovanni (3 Giov.13) si legge che l’Anziano ha molte cose da dire a Gaio ma non vuole comunicargliele "con penna e inchiostro" (in un passo simile, 2 Giov. 12, è usata l’espressione "carta e inchiostro", dove il termine greco per "carta" è chartes, un’altra parola per dire papiro). La penna era una cannuccia appuntita (in greco kalamos) e l’inchiostro era un composto di polvere di carbone, gomma e acqua; il termine greco usato da Giovanni è semplicemente melan, cioè "nero".
Il tipo di scrittura più resistente è quello riferito in Giob. 19:24, cioè l’incisione di iscrizioni sulla pietra, ottenuta con una "penna di ferro". Un’altra forma di scrittura molto resistente all’usura del tempo e largamente usata nel Vicino Oriente all’epoca dell’Antico Testamento, era l’incisione con uno strumento acuminato su tavolette di argilla molle, che venivano poi indurite con la cottura al forno. Una vasta quantità di queste tavolette di argilla sono venute alla luce, principalmente nella valle del Tigri e dell’Eufrate, dove fiorirono i regni di Babilonia e di Assur, ma anche in Persia, Siria, Asia Minore ed Egitto
Un segno inciso su una tavoletta di argilla con uno stiletto, a forma triangolare e smussato in punta, risultava naturalmente più marcato all’inizio del tratto che non alla fine, creando in questo modo l’aspetto caratteristico della scrittura "cuneiforme", comune a molte lingue scritte dell’Asia Minore.
Queste tavolette d’argilla erano di lunga durata, ma la dimensione e il peso le rendevano piuttosto scomode; d’altra parte il papiro era molto conveniente, ma di materiale deperibile. Solo in particolari condizioni, come tra la sabbia secca dell’Egitto o sotto la lava vulcanica di Ercolano, i documenti papiracei si sono ben conservati; dove invece il clima era umido si sono presto deteriorati.
Così, mentre è oggi possibile leggere le iscrizioni originali dei re Assiro-Babilonesi o gli appunti della gente comune, scritti su cocci nell’ottavo secolo a.C. in Samaria, gli autografi dei profeti biblici, loro contemporanei, sono scomparsi da tempo, come pure gli autografi di tutti gli altri scrittori biblici, molti dei quali - forse tutti - scritti sul papiro. Ma questi autografi, prima di scomparire, furono ricopiati, e continuarono ad esserlo lungo i secoli.