Qualche risposta a domande comuni
Prima di tutto…Una osservazione che il credente cristiano evangelico si sente rivolgere è questa: “Voi evangelici non credete alla Bibbia, ma al Vangelo!”.
Osservazione errata se si considera che il Vangelo è parte integrante della Bibbia, per essere precisi, del Nuovo Testamento, la seconda parte della Bibbia.Una osservazione inesatta, dunque, ma abbastanza diffusa in un paese come l’Italia, popolato da tanti cristiani per tradizione, ma poco abituati ad attingere conoscenza sul Dio della propria religione direttamente dalla Bibbia.
È necessario conoscere che cosa è scritto nella Bibbia perché essa è il fondamento inalienabile di tutto il mondo cristiano.
Chiunque si dica cristiano, e lo è veramente, crede alla verità che l’autore della Bibbia è Dio stesso, lo Spirito Santo.
La Bibbia segue un percorso preciso e coerente, senza mai smentire se stessa, dalla
prima pagina del Libro della Genesi fino all’ultima parola dell’Apocalisse.
Accettare la Bibbia come vera Parola di Dio vuol dire ammettere che, non per particolari
facoltà intellettuali umane, ma per la guida divina, 40 persone, divise fra loro
da 1600 anni di storia e da situazioni molto differenti, sono state ispirate a scrivere
i vari tasselli perfettamente concatenati e coerenti del grande progetto di Dio
per l’uomo ed il suo tema e personaggio centrale: Gesù Cristo.
L’ispirazione è l’azione o l’influenza per mezzo della quale lo Spirito Santo ha guidato gli scrittori biblici nella stesura degli scritti. È totale in quanto è completa; è verbale nel senso che, pur conservando l’esercizio delle loro facoltà, gli scrittori hanno operato sotto le direttive dello Spirito Santo, quindi ogni parola dei manoscritti originali ci trasmette senza errori proprio il messaggio che Dio voleva lasciare:
“Ogni scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a
correggere, a educare alla giustizia, affinché l'uomo di Dio sia compiuto,
appieno fornito per ogni opera buona”
(2 Timoteo 3:16-17).
Negli scritti biblici traspare la sensibilità e lo stile dello scrittore, che era
consapevole di ciò che stava scrivendo; in particolare Dio, conoscendo la memoria
dello scrittore, ne suscitava quel che interessava oppure glielo rivelava, guidandolo
mediante l’ispirazione, escludendo l’incertezza e l’errore umano. Interessante è
il caso dei Vangeli che descrivono la vita, l’opera e il ruolo di Gesù con sfumature
ed angolazioni diverse, anche associabili alla sensibilità ed alle impressioni dello
scrittore. L’ispirazione perfetta e l’assenza di errori si riferiscono ai manoscritti
originali, i quali nel tempo sono andati perduti; oggi abbiamo a disposizione diverse
copie di tali manoscritti, copie che possono contenere anche errori di trascrizione.
Ma ciò non va ad alterare il messaggio di Dio, perché le inesattezze che si riscontrano
sono risolvibili mediante un’analisi del contesto, oppure confrontando i vari manoscritti.
Per risolvere il problema delle contraddizioni, per lo più apparenti, è sufficiente
un esame più approfondito del testo. Riguardo ai presunti errori sono stati dimostrati
falsi da numerose scoperte archeologiche che hanno fornito dati chiarificanti.
Comunque, la presenza di punti che spingono ad approfondire la ricerca ed errori di trascrizione sono da considerarsi situazioni previste e permesse da Dio e ci dimostrano che la Bibbia non è un libro “magicamente” perfetto, ma attraverso le espressioni umane degli scrittori, ci rivela Dio e la sua opera: la vita eterna per l’uomo; infatti la comprensione del messaggio della salvezza non viene invalidata da incongruenze di carattere “tecnico”, ma viene attuata dallo Spirito Santo che, come ne è stato l’Autore, allo stesso modo renderà viva la parola scritta mediante il suo intervento nell’intelligenza umana di coloro che cercano Dio.
Se uno dovesse rifiutare l’opera interiore dello Spirito Santo e leggere ugualmente la Bibbia come un qualsiasi libro, il risultato sarebbe un giudizio positivo a livello sociale e morale e tutto finirebbe lì.
Se consideriamo quanti “credo” religiosi diversi vi siano nell’ambito del cristianesimo, possiamo constatare quanto sia importante l’umiltà nell’accostarsi alla sua Parola e la necessità della guida dello Spirito Santo per trarne le esatte conclusioni.
Altri scritti e messaggi possono essere ispirati da Dio, ma hanno un’importanza
personale o locale, non così gli scritti biblici che hanno assunto una funzione
universale tale da porsi come punto di riferimento incontestabile per tutta la cristianità:
ecco perché ci si riferisce sempre alla Bibbia come la regola per misurare il nostro
modo di vivere, i nostri discorsi e le nostre conclusioni a carattere spirituale.
Tutte le volte che l’uomo vuole aggiustare l’opera di Dio crea una rigidità
o un allargamento dottrinale che porta alla confusione e fa rischiare di perdere
la vita eterna che Dio vuole per i suoi figliuoli.
La semplice e genuina aderenza all’insegnamento della Bibbia è oggi l’unica garanzia di essere nella verità secondo Dio.
La Bibbia è un testo composto di 66 libri, ognuno dei quali scritto in periodi o epoche diverse.
Questi libri vengono definiti “canonici” perché portatori della rivelazione divina e perché stabiliscono le regole della fede cristiana. Il termine “canone”, infatti, deriva dal greco e significa “riga che serve a misurare”.
La Bibbia si divide in due grandi parti:
L’Antico Testamento (39 libri) e il Nuovo Testamento (27 libri).
Facendo un percorso a ritroso consideriamo che il Nuovo Testamento è formato dai quattro Vangeli, dal libro degli Atti degli Apostoli, le lettere Paoline, la lettera agli Ebrei, le lettere di Giacomo, Giuda, Pietro e Giovanni e, a chiudere, l’Apocalisse (Rivelazione).
L’Antico Testamento è formato da tre grandi sezioni:
Il Pentateuco o, secondo la divisione ebraica, Torah, ovvero: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.
I Profeti (Nabim): Giosué, Giudici, Samuele (2 libri), Re (2 libri), Isaia, Geremia, Ezechiele, alcuni profeti, detti “minori”.
Gli Scritti (Ketubim): Poetici e Sapienziali (Salmi, Proverbi, Giobbe), i Rotoli (Cantico dei Cantici, Ruth, Lamentazioni, Ecclesia-ste, Ester) e Storici (Daniele, Esdra, Nehe-mia, Cronache (2 libri).
Se scorriamo tutto il percorso biblico, dalla Genesi all’Apocalisse, ci rendiamo conto che, personaggio e tema centrale dell’intera Scrittura è Gesù Cristo, la salvezza dell’uo-mo per mezzo di Lui.
Tentare di capire la Bibbia prescindendo da Gesù Cristo sarebbe inutile o, peggio, fuorviante, come dimostrano le centinaia di personaggi e i movimenti religiosi pseudo-cristiani che hanno agito nel passato ed agiscono tuttora.
Queste sono le domande che ci sentiamo porre solitamente da amici cattolici che cercano di capire da dove vengono le divergenze tra la Chiesa Cattolica Apostolica romana e le altre Chiese cristiane. Come prima risposta si può ricordare che al tempo di Gesù e degli apostoli era molto usata una versione dell’Antico Testamento in lingua greca, nota come quella dei “Settanta”, redatta fra il 285 ed il 132 a.C. Questa versione fu quella usata dagli scrittori del Nuovo Testamento nelle loro citazioni dall’Antico.
Nel campo evangelico italiano, oggi vengono usate la versione di Giovanni Diodati e la versione Riveduta di Giovanni Luzzi dai testi originali, pubblicata nel 1924. C’è, inoltre, la Bibbia Concordata, tradotta dagli originali, pubblicata nel 1968 e realizzata col concorso di rappresentanti cattolici, ortodossi, evangelici ed ebrei; e, più recentemente la versione detta Nuova Riveduta.
Questa breve esposizione, tuttavia, certamente non fugherà dubbi e perplessità degli amici che ci rivolgono domande alla ricerca della “vera” Bibbia.
In genere cerchiamo di superare le diffidenze che questi amici hanno verso la Bibbia che “usiamo” solitamente (che è adottata nelle chiese evangeliche) parlando loro della fede in Gesù Cristo ed invitandoli a leggere la Bibbia.